Nei giardini del mondo

Gli alberi, i fiori, gli spazi verdi negli occhi e nei colori infantili

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L’avventura del paesaggio
Cos’è un giardino per noi adulti? E  per i bambini e le bambine ? Come i disegni infantili che custodiamo in PInAC stanno in  rapporto  con la  vita vissuta e con i  desideri dei giovani autori, con il territorio dove vivono e  con la condizione socio-culturale  cui appartengono?

8 aprile – 31  ottobre 2006
Inaugurazione 8 APRILE 2006 ore 17

Per trovare una pista da seguire nella scelta dei lavori ci siamo avvalsi di alcune considerazioni generali, aiutati in questo lavoro dalle riflessioni contenute nel bel libro di Raffaele Milani - docente di Estetica all'Università di Bologna - cui abbiamo preso a prestito il titolo di queste brevi note.

L’invito è a pensare al giardino come paesaggio in cui l’uomo compie da millenni un’affascinante avventura tutta da scoprire. Dunque non un dato acquisito o scontato.” Il paesaggio - scrive Milani - è allo stesso tempo luogo della vista, della memoria e dell’affetto: ogni sguardo incontra un paesaggio, ma al contempo lo ricrea fino a idealizzarlo. Visione e sentimento si muovono insieme, creando una sorta di cortocircuito fra bellezza ed emozione, fra immagini e affetti”.

Il primo passo compiuto nell’analisi degli elaborati è stato dunque quello di estendere il concetto di giardino a quello di paesaggio, perché i bambini raccontano di luoghi vissuti, visti, o solo sognati: gli alberi del bosco e quelli da frutto, la campagna coltivata, l’orto, il giardino, lo specchio d’acqua e l’ansa di un fiume, quei fiori – proprio quelli e non altri –, la facciata della casa, l’angolo speciale lungo il sentiero che porta al villaggio.

I bambini autori non sono consapevoli ( noi lo siamo quando scattiamo una foto o giriamo il video di un viaggio?) - nel momento di rielaborare con matite e colori giardini, orti, coltivazioni, angoli fiorirti o boschi - di aver compiuto un’esperienza visiva e un’operazione culturale. Non sapevano di fare tesoro di un’immagine che avevano“scelto”, “tagliato”, “montato” secondo criteri provenienti da forme di espressione sempre esercitate dalle arti della visione, come la pittura innanzitutto, ma anche la fotografia, il cinema, la televisione.

Ancora Milani: “Il paesaggio (è) da sempre legato all’uomo che lo attraversa, che vi lascia dei segni, che vi abita, che vi lavora, che lo vede, che lo contempla. Tanti particolari si riuniscono in una sola immagine”. (…) Ecco allora che quando viene rappresentato, chi descrive “ racconta soprattutto come esso è, e noi ne ricaviamo un’idea, perché ogni paesaggio è nello stesso tempo tutti i paesaggi. Dati ed emozioni confluiscono in una avventura che configura (…) avvolge e sintetizza”. Questa è appunto il paesaggio, che è più della somma delle parti dei singoli frammenti del nostro sguardì (…), più dell’attrazione psicologica:” è anima di un’infinita e magica concatenazione delle forme. La sua idea si sviluppa nella storia, nella cultura, ma anche nel singolo individuo.”

“È così sin quasi dall’antichità – continua il testo- tanto da considerare assolutamente naturale non soltanto una foresta, ma anche un ordinato sistema di coltivazioni con boschi ai margini, filari di alberi, corsi d’acqua, stagni, maceri, declivi e così via. La sistemazione e lo sfruttamento del territorio, insieme al suo assetto spontaneo, hanno educato l’uomo ad ammirare le forme. Il paesaggio reale viene poi rappresentato dall’arte che vuole metterne in evidenza la particolare e varia bellezza. Esiste dunque un paesaggio naturale, reale, culturale e un paesaggio rappresentato; ma che relazione c’è con la natura?”

Mentre il paesaggio ha bisogno di una certa percezione dei confini rilevati di chi guarda, la natura è un concetto più complesso che comprende sia ciò che supera i limiti del visibile, sia ciò che si riferisce alla realtà concreta.

“Nel paesaggio la natura può però trasferirsi come ideale che assorbe i dati dell’infinito e della compiuto insieme. quando la natura si fa appunto paesaggio a chi contempla con sentimento.

Come viene colto il rapporto fra natura e paesaggio in un adulto? Con stupore, si può dire. “È con questo sentimento che si contempla il mondo uscendo dall’ordinario e dall’abituale. Soltanto così il paesaggio, che tende a confondersi alla nostra vista perché pieno di linee e superfici sovrapposte, infine si dischiude. È la nostra commozione, che va oltre il guardare e l’osservare, a estrapolare l’immagine che quel luogo custodisce”

A maggior ragione, crediamo che anche nei bambini e nelle bambine dalla semplice percezione nasca il sentimento della meraviglia. L’articolazione di forme che ne scaturisce è una continua narrazione. Per questo piccoli e grandi restano incantati a contemplare la natura, perché è come seguire un racconto senza fine.

“Quando ammiriamo un paesaggio il tempo della realtà incontra il tempo del sogno.”

Quali paesaggi incontriamo dunque Nei giardini del mondo?
Innanzitutto realtà e sogni dai diversi angoli della terra: da Perù e dalla Cambogia, dalla Cina e dagli Stati Uniti, dall’Italia, dalla Francia, dalla Germania e dall’isola di Cipro, per citarne alcuni.

Gli sguardi appartengono a maschi e femmine dai 4 ai 16 anni con abilità tecnico-espressive assai diverse e che hanno utilizzato varietà di tecniche che vanno dalle matite colorate, alle tempere, dal frottage al pastello a olio o a cera, al pennarello, agli inchiostri colorati su carta di riso.

Le opere ci narrano di creste andine ornate di fiori di cactus, di gialli campi di ravizzone, di selve e di orchidee, di frutteti vestiti a festa e di grandi fiori regali nelle loro divise smaglianti.

Scopriamo la trina dei rami spogli di giardini dormienti e gli spazi verdi precorsi da giochi infantili, orti ordinati e protetti, tappeti di fiori di loto abitati da elegantissime gru e sentieri rigogliosi in contrappunto ai preziosissimi bordi fioriti nel cuore del villaggio africano, improbabile oasi di verde.

Racconti che ci parlano una volta di più dell’importanza dell’acqua, della diversità delle culture e della trasversalità dell’amore per la propria terra.

È il ripetersi di incontro di emozioni e di cose, un piacevole turbamento della scoperta non nuovo per i visitatori della PInAC.

Elena Pasetti
Direttrice PInAC

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