A che gioco giochiamo

Movimenti, ritmi, corpi, spazi e regole fra gioco e sport nelle rappresentazioni dei giovani autori presenti in PInAC

locandina mostra

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Movimenti, ritmi, corpi, spazi e regole fra gioco e sport nelle rappresentazioni dei giovani autori presenti in PInAC

INAUGURAZIONE 23 GENNAIO 2010 , ore 17
dal 23 gennaio 2010 - al 30 settembre 2010

La mostra che apre il 2010 in PInAC dal titolo " A che gioco giochiamo. propone lo sguardo particolare e attento di 41 giovani autori e autrici sul mondo dello sport, prevalentemente vissuto in prima persona ma anche seguito come pubblico partecipe e, in minima parte, visto rappresentato in televisione. Pensiamo che uno dei motivi per cui non spiccano opere di spettacolarizzazione ‘mediatica’ dello sport è sicuramente riconducibile agli anni in cui la maggior parte delle opere è stata realizzata – fra gli anni ’60 e ’80 – ma certamente il fattore decisivo è da ascrivere a come i bambini e le bambine vivono lo sport quale gioco di movimento organizzato, individuale o a squadre che sia – con una partecipazione emotiva molto alta e come forte impegno personale.

La nuova esposizione offre dunque un approccio nuovo al mondo variegato e tanto seguito dello sport. Come spesso capita, il segno infantile coglie la realtà con uno sguardo più diretto – per molti aspetti più libero – e ne svela dimensioni lontane dall’ovvietà di cui abusano oggi i mezzi di comunicazione quando parlano di sport.

 

Certo, quel campo di basket in piena savana keniota, con tanto di alberi e fiori che sembrano invadere lo spazio di gioco è lontano anni luce dagli stadi super-tecnologici dell’occidente, ma che eleganza e che gioia nelle quattro bambine africane che si contendono quella palla che è rimasta sospesa nel cielo! Quell’opera trasmette davvero il senso di quanto sia bello buttare la palla nel canestro, al di là degli sponsor o delle scarpette griffate.

E quanta sana competizione in quella mischia affollata del campetto da calcio parrocchiale che conta ben 13 giocatori in area (cioè tutti, arbitro compreso…) dove sembra di respirare l’affanno gioioso dei piccoli calciatori.

In queste istantanee realistiche e autobiografiche – perché il più delle volte si coglie che l’artista bambino si è raffigurato mentre corre sulle piste di atletica, o contende ai compagni di classe il dischetto sul ghiaccio – riescono ancora ad emergere le dimensioni più autentiche ed umane proprie della attività sportiva: la voglia di mettersi in gioco, la meta da raggiungere sulla quale misurare i propri limiti, il gioco di squadra dove conta la collaborazione più che l’individualità, il rispetto delle regole come norma di convivenza condivisa.

"A che gioco giochiamo?", ci chiedono queste bambine e bambini del mondo. E la metafora viene spontanea, perché sappiamo tutti che lo sport è sempre stato una grande immagine della vita in società, sin da quando i Greci antichi attribuivano ai loro Giochi in Olimpia una valenza normativa così elevata da riuscire a far cessare, proprio in concomitanza con le attività agonistiche, ogni conflitto fra le città.

 

Elena Pasetti
direttrice PInAC

 

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